Giuseppe Pietro BAGETTI 1764-1831
Il nostro acquerello si inserisce verosimilmente in una delle serie di vedute realizzate da Giuseppe Bagetti quando, rientrato a Torino nel 1815 con la Restaurazione -a seguito della sua adesione alla causa napoleonica-, viene nominato da Vittorio Emanuele I «architetto e regio disegnatore di S.M.».
I disegni realizzati dall’artista in questa fase segnano quindi una svolta rispetto a quelli delle campagne napoleoniche. Sebbene infatti Bagetti studiasse direttamente sulle carte topografiche e fosse solito, prima di disegnare i suoi schizzi sul campo, raccogliere informazioni da testimoni oculari, tanto da riuscire a ritrarre paesaggi particolarmente fedeli, il gusto romantico si afferma qui sul razionalismo puramente descrittivo.
È significativo il fatto che l’artista, nel restituirci una visione abissale sul paesaggio a strapiombo tanto vicina alla sensibilità romantica, scelga di rappresentare nel disegno un brano di esistenza umana. I due personaggi che, sebbene protesi sull’orlo del precipizio, rimangono al di qua della soglia, appaiono come sovrastati da uno scenario in cui predomina il senso dell’ “orrido” e dell’inquieto, fatto di elementi naturali “minacciosi”, come l’imponente formazione rocciosa e il dirupo, assai evocativi della pittura di Caspar David Friedrich.
L’acquerello, pur essendo un monocromo, è nitido e dettagliato e il gioco di equilibri fra le varie parti della veduta offre la sensazione di un tutt’uno, inglobando gli elementi naturali e le due figure umane. Anche se la descrizione è particolareggiata, tutto è proporzionato e studiato per consentire all’osservatore di recepire l’insieme con un solo colpo d’occhio.
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