Veronika Maria HERWEGEN-MANINI 1851-1933
Provenance
Lempertz, 20 May 2000; dal 2002, Londra, Colnaghi; Londra, collezione privata.
Mostre
Jubiläumsausstellung, Berlin 1886.
Literature
Friedrich von Boetticher, Malerwerke des neunzehnten Jahrhunderts, Minden, 1974, p. 540, n. 8 (as Das Forum Romanum nach den neuesten Ausgrabungen).
Il nostro dipinto rappresenta un soggetto particolarmente caro alla pittura ottocentesca, la raffigurazione, cioè, delle antiche rovine classiche di Roma, e ci restituisce una veduta dell’area del Foro Romano così come appariva nel 1886. L’opera, infatti, è una rara e dettagliata testimonianza dell’area dopo gli scavi realizzati a quell’epoca[1], ed è stata concepita utilizzando come punto di osservazione una posizione sopraelevata, verosimilmente il podio del tempio del divo Cesare.
Nella tela possono distinguersi chiaramente i resti delle antichità romane presenti nell’ area del Foro. Procedendo da sinistra verso destra, si distinguono i resti della basilica Giulia con i portici, i suoi gradini e una delle semicolonne doriche addossate ai pilastri della facciata sul Foro, preceduti dai rostra del tempio del divo Giulio, mente oltre la basilica verso il Campidoglio sono raffigurate le vestigia del tempio di Saturno, di cui restano visibili il podio, i fusti di colonne in granito grigio e rosa con i loro capitelli ionici e parte della trabeazione. Dalla veduta si evince, ancora, la presenza della colonna corinizia, in marmo bianco, dedicata all’imperatore bizantino Foca, non particolarmente distante dalle tre colonne superstiti del tempio di Vespasiano e dell’arco di Settimio Severo con i suoi tre fornici, mentre sull’estrema destra della tela figura la facciata della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami. Sullo sfondo, in corrispondenza dell’ arco di Settimio Severo, è stata invece dipinta la facciata in laterizio della chiesa di Santa Maria in Aracoeli.
La veduta, realizzata con precisione quasi topografica, come si evince dal confronto con le testimonianze fotografiche coeve, sembra assumere la funzione di una vera e propria cronaca urbana: alla grandezza delle vestigia del passato, sullo sfondo del Palazzo Senatorio, fa da contraltare -sulla sinistra della composizione- la raffigurazione delle abitazioni (poi abbattute durante gli anni ’30 del Novecento) che si addossavano sulle pendici del Campidoglio, e che offrono veri e propri frammenti di vita quotidiana, anche attraverso il dettaglio folcloristico dei panni stesi ad asciugare al sole.
I resti del glorioso passato classico sono poi, qui, animati, secondo un sentimento ancora preromantico, da una coppia di visitatori illustri che si trattengono proprio in prossimità di un frammento dei plutei di Traiano, rinvenuti nel 1872 nell’area tra il Comizio e la colonna di Foca e più tardi spostati nella curia Julia.
Nel dipinto non compare la strada carrabile che tra il 1839 e il 1882 metteva in comunicazione via Bonella con piazza della Consolazione, presente in tante vedute del Foro Romano di metà Ottocento, e che passando a “S” dall’Arco di Settimio Severo su un terrapieno saliva verso il Campidoglio con una biforcazione sopra l’angolo meridionale del Tempio di Saturno. Su richiesta del Ministro dell’Istruzione Guido Baccelli, in nome dell’auspicato ricongiungimento del Foro con il Campidoglio, la strada fu demolita nel 1882, quando ormai tutta la zona alle pendici del colle capitolino era stata portata completamente alla luce. Tuttavia per le proteste degli abitanti essa fu ben presto ricostruita (tra il 1882 e il 1888 con il nome di via del Foro Romano) con un tracciato che coprì completamente l’antico Clivo Capitolino, passando tra il Tempio di Saturno e il Tempio del Divo Vespasiano.
Questa nuova strada fu modificata negli anni Quaranta del Novecento e definitivamente abolita nel 1981. L’artista tedesca sembra dunque aver colto nel dipinto il momento in cui, avvenuta la demolizione della vecchia strada, non era ancora stato completato il nuovo tracciato viario, come attestato dalla foto qui sotto che, sia pure da un punto di vista diverso, mostra l’area nello stesso periodo .
[1] R. LANCIANI, Rovine e scavi di Roma antica, Roma 1985.