Jakob Wilhelm HUBER
Pubblicazioni
Vedute di Roma, fine XVIII – inizio XX secolo, Galleria Paolo Antonacci Roma, aprile 2000, catalogo n. 4.
N. Zachmann, Schweizer maler in Rom und Neapel, Im 18. und 19. Jahrhundert, Basilea, 2017, p.114 (illustrato).
In questa veduta presa dall’alto di via San Sebastianello, la strada che collega piazza di Spagna con Villa Medici e il Pincio, appare ancora sterrata e animata da diversi personaggi.
Notiamo sulla sinistra l’edicola della Madonna ancora in situ e sulla destra l’antica targa toponomastica della strada “Via di San Sebastiano”.
Sullo sfondo si stagliano i due campanili della chiesa della Trinità dei Monti con l’annesso convento e l’obelisco Sallustiano, mentre la chiesa di San Andrea delle Fratte e il Quirinale si intravedono in lontananza.
L’acquarello risale ai primi anni del soggiorno romano del giovane Jakob.
Jakob Wilhelm Huber crebbe in una famiglia di artisti, infatti sin dalla giovane età ebbe il sostegno e l’esempio del padre Johann Caspar Huber (1752-1827) che fu insegnante di pittura presso l’Accademia di Dusseldorf. A causa però dei disordini della Rivoluzione francese che si estese anche alla Renania, papà Huber, in quanto straniero, fu costretto nel 1789 a tornare in patria con la famiglia.
Jackob Wilhelm aveva solo due anni all’epoca, ma già dopo pochi anni dimostrò grande interesse per l’arte del padre e cominciò a disegnare da solo. All’età di diciotto anni ispirato dalle raffigurazioni del suo connazionale Ludwig Hess (1760-1800) iniziò a vagabondare per le montagne in cerca di spunti per i suoi disegni. Si rivolse poi all’Accademia di Monaco dove con buone raccomandazioni, riuscì ad essere ammesso.
Nell’autunno 1810 insieme alla sua amica pittrice Sophie Reinhard intraprese un viaggio in Italia con meta Roma. Insieme a Sophie Reinhard affittarono un appartamento in via Sistina, casa occupata anche in seguito da numerosi artisti.
Come si usava un tempo, prima di un viaggio ci si procurava delle lettere di raccomandazioni da parte di personalità locali che a loro volta venivano presentate ad altre personalità importanti. In questo modo Huber entrò in contatto con altri affermati artisti tedeschi a Roma quali Joseph Anton Koch (1768-1839), Johann Christian Reinhart (1761-1847), Friedrich Wilhelm Gmelin (1760-1820).
All’inizio Huber si dedicò all’incisione, ma i suoi esordi romani non furono facili: Roma era governata dai francesi e i possibili acquirenti inglesi, russi, prussiani o austriaci non potevano o non volevano venire, con la conseguenza che tutti i facoltosi collezionisti europei erano spariti. La stessa situazione si presentava a Napoli allora governata da Gioacchino Murat.
Huber si recò nella città partenopea nel 1812, principalmente per motivi di salute, in quanto l’aria umida e malarica di Roma non gli era congeniale. Suoi compagni di viaggio furono la fedele Sophie Reinhard e il pittore Joseph Rebell (1787-1828).
A metà ottobre ritornarono a Roma, dove la situazione non era migliorata, ma anzi inasprita dopo le sanzioni francesi contro i pittori stranieri e solo dopo il ritorno del papa Pio VII nel 1814 la situazione si normalizzò.
Huber decise dunque di tornare a Napoli incoraggiato anche dal suo amico Rebell che annoverava tra i suoi clienti la regina Carolina Murat. Huber fu sostenuto in quel periodo da un ricco commerciante svizzero ed in seguito il pittore conobbe presto importanti personaggi quali il giovane marchese Serra di Cassano che lo introdusse negli ambienti dell’aristocrazia napoletana. Un altro importante personaggio che Huber conobbe fu l’inglese duca di Berwick che lo invitò ad intraprendere un lungo viaggio in Sicilia.
A Palermo frequentò la migliore società ed ebbe modo di girare la Sicilia toccando tutte le località più famose quali Segesta, Agrigento, Selinunte, Catania con una spedizione sull’Etna. Dopo quattro mesi in Sicilia ritornò con il suo patrono a Napoli. Iniziò allora il suo periodo di splendore e di fama: ebbe clienti sempre più illustri quali il banchiere Rothschild e la duchessa di Devonshire che acquistavano le sue vedute siciliane, opere rare all’epoca.
Huber in questo periodo continuò a dare lezioni non solo a giovani aristocratici, ma anche a pittori locali quali Raffaele Carelli (1795-1864), Giacinto Gigante (1806-1876) e Achille Vianelli (1803-1894) artisti che diventarono poi i principali esponenti della ‘Scuola di Posillipo’.
Proprio quando Huber era all’apice della sua carriera e riceveva visite anche dall’imperatore Francesco I d’Austria, scoppiarono a Napoli nel 1820 dei disordini: gli stranieri fuggirono in fretta dalla città e anche Huber decise di lasciare Napoli per fare ritorno in patria, con l’idea di tornavi dopo pochi mesi cosa che invece non fece mai più. Fortunatamente anche a Zurigo e in Germania la fama di Huber era ormai consolidata e fu ricevuto nelle principali corti tedesche, ma tornando sempre nella sua casa a Zurigo, dove si sposò nel 1825.
A Zurigo collaborò ad una grande opera di vedute siciliane basate sul libro di viaggio del XVIII secolo: il Voyage pittoresque en Sicilie dell’abate de Saint-Non (1727-1791) e dedicato alla duchessa di Berry figlia del re Francesco I di Borbone. Huber vi contribuì con sei incisioni di vedute siciliane. Dopo questa pubblicazione intraprese in proprio il progetto di pubblicare in litografie le sue vedute di Pompei.
Morì tranquillamente di vecchiaia nel 1871.
Tratto da: N. Zachmann, Schweizer Maler in Rom und Neapel im 18. Und 19. Jahrhundert, Basilea 2017; ad vocem (con bibliografia).