William Henry BARTLETT London, 1809 -Malta, 1854
L’opera raffigura il Convento di Santa Caterina sul Monte Sinai, quale doveva apparire nei primi decenni del XIX secolo.
Esso è ritratto dalla mano di Bartlett che compì una serie di viaggi nella zona e, insieme da David Roberts, ci ha lasciato attraverso disegni e numerose incisioni testimonianze preziose di quello che erano le località del Medio Oriente nella prima metà dell’Ottocento.
William Henry Bartlett si recò personalmente sul posto e ritrasse diverse versioni del convento che tradusse poi in incisioni.
Il monastero è raffigurato dall’esterno nei pressi della Torre Centrale e l’altezza e la possanza delle mura che cingono il monastero sono enfatizzate dalla visuale presa dal basso.
Ai piedi delle mura stesse Bartlett ha raffigurato un gruppo di beduini intenti a comunicare con l’interno del monastero attraverso u ’ingegnoso sistema di delle carrucole.
Questi beduini furono al servizio del monastero sin dai tempi dell’imperatore Giustiniano.
Il Monastero di Santa Caterina è un centro monastico ortodosso che ha vita ininterrotta a partire dal VI secolo.
Ha resistito per 1400 anni nel cuore del deserto del Sinai e ha conservato il suo carattere distintivo sin dalla sua erezione nell’era di Giustiniano (527-565 d.C.). Maometto, il fondatore dell’Islam, califfi arabi, sultani turchi e persino Napoleone offrirono tutti la loro protezione, preservando così il monastero dal saccheggio: nella sua lunga storia non è mai stato conquistato, danneggiato o distrutto e nel corso dei secoli ha mantenuto la sua immagine di sacro sito biblico.
Sul sito del monastero Dio si rivelò a Mosè nel miracolo del roveto ardente e gli ordinò di tornare in Egitto e portare i figli di Israele sul monte Horeb per servirlo.
Dal III secolo d.C. in poi, i monaci si stabilirono in piccole comunità monastiche intorno al Monte Horeb.
La vera svolta nella storia del monachesimo del Sinai avvenne nel VI secolo, quando l'imperatore Giustiniano ordinò la costruzione di una grande struttura fortificata che circondava il monastero e la chiesa che rimangono fino ad oggi. Per proteggere i numerosi monaci, i costruttori di Giustiniano edificarono una fortezza di tale monumentalità che le sue mura rimangono quasi invariate fino ad oggi.
Quando Giustiniano costruì il monastero, individuò 200 famiglie che si sarebbero dovute trasferite dalla costa settentrionale dell’Anatolia nelle immediate vicinanze del monastero. A queste persone fu affidata la custodia del Monastero e la fornitura di vari servizi. I discendenti di queste famiglie continuarono a servire i monaci nel corso dei secoli.