Adolf FREY-MOOCK Switzerland, 1881-1954
Il dipinto, firmato in alto a destra: A. Frey Moock, riporta a matita sul retro della cornice il titolo “Simson u. Delila”.
Nella storia di Sansone e Dalila, tratta dalla Bibbia (Antico Testamento, libro dei Giudici, 13-16), Sansone viene descritto come un eroe del popolo ebraico nella lotta contro i Filistei, che a quel tempo dominavano la Palestina; egli era un “nazireo”, cioè un uomo consacrato a Dio sin dalla nascita e in quanto tale era tenuto a non tagliarsi mai i capelli.
Sansone, forte e invincibile, viene circuito dalla giovane Dalila, una donna filistea pagata dai suoi nemici affinché scoprisse il segreto della sua forza straordinaria; questa intuisce che essa deriva dai suoi lunghi capelli e, una notte, mentre Sansone giace addormentato, gli taglia le trecce. Sansone, divenuto debole ed incapace di difendersi, cade nelle mani dei Filistei.
Una volta catturato e accecato viene ridotto in catene; legato poi alle colonne del tempio egli, recuperate le forze, lo fa crollare, da cui la famosa frase “Morte a Sansone e a tutti i Filistei!”.
Nel dipinto di Frey-Moock Sansone viene raffigurato col capo rasato e ormai privo di forza ai piedi di Dalila. Un leone che sembra fuoriuscire dal suo stesso corpo lo sovrasta, tenendo nelle fauci una delle sue sette trecce recise, quasi a dimostrare il motivo del suo sfinimento. Sullo sfondo una moltitudine di figure indistinte, i Filistei, sembrano pronte a intervenire per catturare Sansone.
L’immagine che però appare più distinta ed emerge dall’insieme pittorico è quella della bella e sensuale Dalila. La figura della donna, in posizione eretta e statica e dal corpo quasi scultoreo ci riporta per similitudine a quella di un’altra opera del 1910 di Frey Moock, la “Salomé con la testa di Giovanni Battista”.
Il tema di Sansone e Dalila fu caro a numerosi pittori nel corso dei secoli, tra i quali Guercino, Rubens e Van Dyck.
La donna che si fa gioco dell’uomo, gareggiando con lui in astuzia e crudeltà e che vince grazie all’arma invincibile della seduzione affascinò quasi tutti i pittori di quell’epoca, da Bocklin a Stuck, a Klimt; nell’interpretazione di Frey-Moock le figure femminili assumono un aspetto inquietante quasi malefico.
È l’età del Secessionismo Monacense che risente ancora l’influsso dello spirito e della sensualità del movimento decadentista, ma che attraverso il simbolismo e l’ideazione di scenari allegorici, libera la pittura e i suoi personaggi dalle convenzioni e dai pregiudizi della società borghese dell’Ottocento.
Nel dipinto di Frey-Moock a partire dai soggetti, alla suggestione delle figure, ai toni scuri interrotti da pochi lampi di colori, si ritrovano tutti gli elementi del Simbolismo tedesco e in special modo quelli di uno dei suoi più grandi protagonisti, Franz von Stuck, di cui Frey-Moock fu seguace e assistente e di cui subì in modo particolare il fascino e l’influenza.
Nella ricerca del soggetto gli fu di ispirazione quasi sicuramente l’opera lirica di Saint-Saens, Samson et Dalila, eseguita per la prima volta al teatro Granducale di Weimer il 2 dicembre 1877 su invito di Liszt – direttore di quel teatro – che riscosse un grande successo di pubblico.