Achille FUNI
Provenance
Galleria Cairola, Milano;
Collezione Villani;
Collezione privata Milano
Mostre
Milano, Permanente, “A. Funi”, 1973;
Ferrara, Palazzo dei Diamanti, “A. Funi”, 1976
Literature
R. De Grada, A. Funi, 1973, cat. n. 53, p.109;
R. De Grada, A. Funi, 1974, n. 86, p. 160;
N. Colombo, Achille Funi; Catalogo ragionato dei dipinti e dei cartoni, n. 322 (illustrato), Leonardo Arte, Milano, 1996;
Anselmo Bucci e gli amici del Novecento, Martini Oppi Sironi Wildt, n.40, p. 121 (illustrato), Silvana Editoriale, Milano, 2012.
È in corso in questi mesi a Ferrara a palazzo dei Diamanti (ottobre 2023 - febbraio 2024) una importante retrospettiva sulle opere e la vita di Achille Funi: Achille Funi, un maestro del Novecento tra storia e mito, a cura di N. Colombo, S. Redaelli, C. Vorrasi, da un’idea di Vittorio Sgarbi.
Virgilio Socrate Funi, in arte Achille nacque a Ferrara il 26 febbraio 1890.
All’età di dodici anni prese a frequentare l’Istituto d’Arte “Dosso Dossi” nel Palazzo dei Diamanti. Qui seguì i corsi di figura, plastica e decorazione sotto la guida di Angelo Longanesi Cattani, Luigi Legnani e Giuseppe Ravegnani. Prese anche lezioni private di pittura dal maestro Nicola Laurenti.
Qualche anno dopo si trasferì a Milano iscrivendosi al corso di figura all’Accademia di Brera. Frequentò i corsi speciali di pittura di Tallone entrando in contatto con Carrà, Boccioni e il gruppo futurista.
Nel 1909 espose Aratura al Premio Brera presso il Palazzo della Permanente.
Cinque anni dopo partecipò alla mostra di Nuove tendenze presso la Famiglia Artistica, una vivace associazione culturale milanese. Nel 1915 partì per il fronte nel Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti con Marinetti, Boccioni, Sironi e Bucci. L’anno successivo entrò nel corpo degli Alpini; durante questo periodo disegnò moltissimo anche se gran parte dei fogli andarono perduti dopo la ritirata di Caporetto.
Dal 1915 al ‘20 operò in ambito futurista. Alla fine del ‘22 fu tra i fondatori del gruppo Novecento che faceva capo alla Galleria Pesaro, nelle cui vetrine di via Manzoni gli artisti esponevano a rotazione, una settimana ciascuno. Nel marzo del ‘23 si inaugurò alla Galleria Pesaro la mostra permanente del “Novecento alla presenza di Mussolini”.
L’anno successivo Funi, oltre ad esordire alla XIV Biennale veneziana, dipinse due fra i suoi maggiori capolavori: Saffo e Rebecca al pozzo. Sette anni più tardi si presentò alla Quadriennale di Roma come appartenente alla “scuola di Milano” con nove opere (tra cui Ragazze alla finestra, L’amatore di stampe, Il Foro Romano etc”).
Dal 1946 al ‘53 insegnò pittura all’Accademia Carrara di Bergamo della quale fu anche direttore. Nel 1948 ottenne la cattedra di Affresco all’Accademia di Brera, incarico già ricoperto in precedenza. Dopo aver lasciato, nel 1960, per limiti di età la direzione di Brera, nel ’61 ottenne una medaglia d’argento per meriti culturali, artistici e didattici dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Da questo momento si divise tra lo studio milanese e le estati in Versilia. La vita appartata e laboriosa non gli impedì, però, di frequentare allievi, artisti, critici, come l’amico Raffaele De Grada, e Luigi Colombo proprietario della Galleria Carini, che dalla fine degli anni Cinquanta ne seguì da vicino il lavoro.
Funi morì ad Appiano Gentile nella provincia Comense il 26 luglio 1972.