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L'opera, di grandi dimensioni, raffigura il prospetto della fontana di Trevi con punto di vista frontale basso, che determina una prospettiva piuttosto schiacciata. La facciata del palazzo Poli appare infatti allargata rispetto alle proporzioni originali, anche perché la veduta è limitata al bordo della scogliera, senza lo spazio della vasca e la scalinata, come per un disegno progettuale.
La rappresentazione grafica appare molto dettagliata nella resa dei particolari architettonici della facciata, mentre il tratto sembra più libero nella descrizione del gruppo scultoreo e delle rocce all'interno della vasca.
Il foglio di carta vergata è incollato su un cartone rigido e a sua volta su un supporto ligneo, il montaggio su passepartout con cornice dorata è successivo. La tecnica della penna e inchiostro bruno, con acquerellature brune e grige e la acquerellatura bruna dello sfondo, realizzata per dare maggiore risalto al soggetto raffigurato, lo stile, un rilievo al tratto con ombreggiature per i chiaroscuri, ma soprattutto alcune incongruenze nell'apparato decorativo rispetto all'assetto odierno della fontana, permetterebbero di datare il foglio alla fine degli anni '50 del XVIII secolo.
E' noto che il progetto della fontana di Trevi fu realizzato da Nicola Salvi (un esemplare del progetto originario è conservato presso il Museo di Roma, inv. GS 880, datato 1733, penna inchiostro e acquerello su carta, 395 x 555 mm), e fu selezionato nell'ambito di un concorso indetto da Clemente XII Corsini nel 1732, giudicato il più monumentale e al contempo quello che avrebbe recato minor danno al palazzo dei Conti di Poli su cui si doveva appoggiare e, cosa più importante, il meno costoso. La realizzazione del monumento fu lunga e spesso interrotta per mancanza di fondi, e alla morte di Salvi nel 1751 il monumento non era ancora completato. Una testimonianza dello stato di avanzamento dei lavori è fornita dalla acquaforte di Giuseppe Vasi dal titolo Veduta della fontana dell'acqua vergine non terminata detta di Trevi, tavola n. 12 della serie Vedute di Roma sul Tevere, realizzata intorno al 1743 (P. Coen, Le Magnificenze di Roma di Giuseppe Vasi, 2006, vedi ICG FN 22731 - 22744).
Dietro le transenne in legno che nascondono il cantiere, la facciata del palazzo appare già in buona parte realizzata, con le quattro statue delle Stagioni sull'architrave e lo stemma del pontefice Corsini; mancano i due rilievi e le due statue nelle nicchie laterali, e naturalmente tutta la parte della scogliera e del grande gruppo scultoreo con Oceano non è stata ancora realizzata. L'iscrizione commemorativa dedicata a Clemente XII appare già in parte incisa, mentre manca la seconda scritta dedicata a Benedetto XIV, che invece compare nel nostro disegno, nel quale non si rileva la terza epigrafe per Clemente XIII.
Il disegno in oggetto raffigura nelle due nicchie laterali le due statue raffiguranti a destra la vergine da cui il nome dell'acqua, ovvero la fanciulla che indicò ai soldati assetati la sorgente, e a sinistra Marco Vipsanio Agrippa, che fece costruire l'acquedotto che convogliò l'acqua vergine fino al Pantheon. Queste erano le originali idee del progetto di Nicola Salvi, che prevedeva anche due rilievi che riproducevano due episodi legati all'acqua Vergine e si collegavano ai due personaggi effigiati nelle statue (la vergine romana che indica il luogo della sorgente, e Agrippa che ordina la costruzione dell'acquedotto).
Nel nostro disegno sono appunto effigiate queste due figure. Le due statue previste nel progetto originale di Salvi furono sostituite dalle raffigurazioni della Abbondanza (destra) e Salubrità (sinistra), realizzate da Filippo della Valle dopo l'ascesa al soglio pontificio di Clemente XIII (1758). Giuseppe Pannini (1720 - 1812), figlio del pittore e architetto Giovanni Paolo, era subentrato alla direzione del cantiere della fontana alla morte del Salvi (1751). Pannini apportò alcune modifiche al progetto originale del Salvi, in particolare nella parte centrale della scogliera creò tre bacini regolari in marmo levigato.
Nel nostro disegno appare invece ai piedi della conchiglia che fa da base ad Oceano una sorta di scalinata a sette gradoni lungo la quale scorre l'acqua, mentre il gruppo scultoreo realizzato da Pietro Bracci appare molto simile a quello attuale, non avendo subito grandi modifiche rispetto al progetto originale.
Andrea Bergondi e Giovanni Battista Grossi realizzarono intorno al 1758 gli attuali rilievi, che sembrano differire da quelli effigiati nel nostro disegno, non per il soggetto, ma per una diversa esecuzione. In particolare quello di Grossi, che doveva commemorare le origini dell'acqua Vergine, definita così perché fu una fanciulla, di nome Trivia, a indicare la sorgente ai militi romani assetati, e la relativa collocazione nell'intercolunnio in alto a sinistra, erano già stati definiti nel grande modello ligneo, realizzato nel 1735 dal falegname Carlo Camporese su disegno di Giovan Battista Maini e di Nicola Salvi, e oggi conservato nel Museo di Roma a palazzo Braschi (Pietrangeli, 1971; J.A. Pinto, Il modello della fontana di Trevi, in In Urbe architectus… [catal.], Roma 1991, pp. 70 s.).
La composizione dell'opera, di cui esiste un modello in gesso (m 1,85 x 1,20), murato sul terzo ripiano dello scalone di palazzo Rondinini, con poche varianti rispetto alla versione definitiva, riecheggia quella già indicata nel grande modello ligneo della fontana.
D'altra parte il dipinto di Giovanni Paolo Pannini raffigurante una veduta della Fontana conservata al Museum of Fine Arts di Boston presenta una situazione delle decorazioni simile al nostro disegno, con la differenza che i due rilievi sembrano essere quelli attualmente collocati sulla fontana, e si potrebbe datare quindi immediatamente dopo il 1758. Manca anche qui, come nel nostro disegno, l'iscrizione apposta da Clemente XIII nel 1762, subito prima dell'inaugurazione, avvenuta il 22 maggio. L'incisione di Giovan Battista Piranesi del 1773 mostra lo stato attuale delle statue e dei rilievi.
In conclusione, potrebbe trattarsi di un disegno di presentazione (con successive sovrammissioni di tempera grigio-azzurra e biacca per la resa dell'acqua) che fotografa una situazione decorativa progettuale non realizzata nella parte del gruppo scultoreo centrale e della scogliera, dei rilievi e delle due statue, databile proprio alla fine del sesto decennio del XVIII secolo, ante 1758, quando la direzione del cantiere era nelle mani di Giuseppe Pannini.