Leopoldo METLICOVTIZ 1868-1944
Il nostro dipinto, dipinto su velluto raso,un supporto inusuale, è da porre in stretta relazione con il manifesto dell’opera ‘Madama Butterfly’ di Giacomo Puccini realizzato da Leopoldo Metlicovitz.
Tra i padri dell’arte cartellonistica italiana e dei manifesti d’autore, la cui età aurea si colloca nei decenni a cavallo tra XIX e XX secolo, possiamo sicuramente annoverare il triestino Leopoldo Metlicovitz (1868-1944), proveniente da una famiglia di origine dalmata. Sin dagli esordi si forma come tecnico raffinato presso la ditta paterna, iniziando fin dagli anni giovanili a occuparsi di litografia e di grafica d’arte; nel 1882 come apprendista presso una tipografia di Udine e, dal 1888, a Milano, nella ditta Tensi, specializzata nella produzione di carte e lastre per la fotografia e, successivamente, nelle rinomate Officine Grafiche Ricordi.
A Milano Metlicovitz, dando sfogo a un fervido estro creativo, può dimostrare tutto il proprio talento, firmando via via copertine, cartoline, calendari e manifesti pubblicitari di gran pregio, di iconica bellezza (si rimanda alla pubblicazione del 2018 di Vittoria Crespi Morbio Leopoldo Metlicovitz alla Scala).
Un ruolo importante nella produzione dell’artista triestino lo ricoprono i manifesti operistici; nell’ultimo decennio del XIX secolo infatti, grazie all’amicizia e alla collaborazione con l’editore Giulio Ricordi, Leopoldo Metlicovitz instaura numerosi contatti con il vivace ambiente teatrale meneghino. A partire da quel momento, l’artista darà vita, per alcuni spettacoli, a esuberanti affiches di sicuro effetto visivo, ancora oggi tra le più belle mai create, entrate di diritto tra i capolavori del cartellonismo. Pensiamo, per esempio, alla variopinta ed elegante temperie Art Nouveau venata di simbolismo e di atmosfere oniriche, caratterizzante le illustrazioni di composizioni di Giacomo Puccini (Madama Butterfly), “immersa nelle calde tonalità dei rosa primaverili, illanguidisce nell’attesa di uno sposo che da tempo la tradisce”, per citare la Crespi Morbio, e l’altera Turandot dagli occhi impenetrabili e acquosi, incastonati come gemme preziose in un fiero viso eburneo.
Raffigurazioni, quelle delle affiches di Metlicovitz per opere, contraddistinte ‘da un pittoricismo di dirompente potenza espressiva e di innegabile brio, e da un utilizzo sapiente delle cromie’. Litografie colorate di deciso impatto visivo nelle quali si ravvisano, di volta in volta, molteplici influenze: dal realismo di matrice sociale all’estetismo del Sezessionstil; da iconografie simboliste a un eclettismo classicheggiante.
Sempre in ambito teatrale Metlicovitz realizza gli acquarelli per alcune serie di cartoline con scene tratte da opere liriche (Tosca, Madama Butterfly, Germania); le copertine di spartiti e di trascrizioni per pianoforte; i manifesti per le celebrazioni del centenario verdiano del 1913.
A fine Ottocento i Grandi Magazzini Mele di Napoli affidano alle Officine Ricordi la propria campagna pubblicitaria per i suoi capi di abbigliamento, una delle prime su larga scala, e gli artefici del successo sono i manifesti creati da Metlicovitz insieme ad Aleardo Terzi, Dudovich, Cappiello ed altri.
Nel 1906, in occasione della grande Esposizione Universale a Milano, Metlicovitz vince il concorso per il manifesto simbolo della fiera, dedicata al Traforo del Sempione.
Nel 1914 Metlicovitz è anche uno dei disegnatori, insieme ad Armando Vassallo, Luigi Caldanzano e Adolfo De Carolis, coinvolti nel lancio del film Cabiria, un kolossal del muto sceneggiato da Gabriele D'Annunzio, per cui realizzerà ben quattro manifesti. Suo è anche il marchio di fabbrica che ancora oggi viene utilizzato dalle Fratelli Branca Distillerie, produttrici del Fernet Branca, raffigurante un'aquila che ghermisce con le ali spiegate una bottiglia del liquore al di sopra di un globo terracqueo.Terminata nel 1938 la collaborazione con Casa Ricordi, si concentra sempre più sulla pittura, prediligendo il paesaggio e il ritratto e partecipando alle prime edizioni del Premio Cremona (1939-1940). Il 19 ottobre 1944 muore nella sua casa a Ponte Lambro .