François KEISERMAN
Pubblicazioni
D. Agassiz, Francois Keiserman. Un paysagistesuisse à Rome. 1765-1833, Lausanne 1930, p.24.
Franz Keiserman. Un paesaggista neoclassico a Roma e la sua bottega. A cura di F.Benzi, Roma, 2007 p.53
Nel nostro acquarello di grandi dimensioni, il pittore svizzero Franz Keiserman (o Keisermann) ha immortalato uno dei monumenti romani più famosi: il Pantheon.
Edificato nel 27 a.C. per volontà di Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto e successivamente ricostruito dall’imperatore Adriano, il Pantheon è da sempre stato uno dei monumenti dell’antichità che maggiormente ha attratto visitatori e eruditi che in ogni tempo si sono recati in visita a Roma.
Keiserman era all’inizio dell’XIX secolo un pittore già affermato nell’arte della “veduta”,con un’ampia clientela di illustri e facoltosi viaggiatori d’Oltre alpe che scendevano a Roma per il Grand Tour i quali desideravano acquistare vedute della città eterna da riportare in patria.
Suoi clienti erano i principi Borghese, Aldobrandini e Volkonskij di Russia.
La nostra veduta, tra le più spettacolari e grandiose del monumento, ci raffigura un Pantheon sapientemente ripreso da una prospettiva rialzata per enfatizzarne la monumentalità con la fontana progettata da Giacomo Della Porta, e il suo caratteristico obelisco egizio inseriti nell’angolo sinistro.
Volutamente le costruzioni circostanti sono quasi omesse dalla veduta per isolarne il soggetto mentre le figure in basso, disegnate da Bartolomeo Pinelli, sembrano essere quasi delle comparse. Dili a poco questo concetto sarà invece ribaltato dai pittori romantici che inseriranno i monumenti romani nella quotidianità della vita cittadina con un approccio del tutto diverso della “veduta”.
Franz Keiserman, noto anche con il nome francese di François Keiserman, o con il tedesco Kaisermann[1]nacque ad Yverdon in Svizzera nel 1765.
Dopo un tirocinio come pittore di paesaggio si trasferì a Roma nel 1789 chiamatovi dal connazionale Abraham-Louis-RodolpheDucros (1748-1810) con l’incarico di “collaboratore” per la preparazione e la rifinitura dei disegni realizzati nel suo studio.[2]Ducros, all’epoca già rinomato artista, assieme all’italiano Giovanni Volpato (1735-1803) costituì una vera e propria “impresa” per soddisfare la crescente richiesta di disegni ed acquerelli da parte dei viaggiatori europei che in quegli anni giungevano a Roma.[3]
Il giovane pittore di Yverdon imparò molto da questi artisti e con la sua arte contribuì a far incrementare notevolmente la produzione di opere dello studio Ducros-Volpato, che fino al 1793 non conobbe momenti di crisi. In quello stesso anno però con l’insurrezione antifrancese scoppiata a Roma gli affari ebbero una grave battuta d’arresto e molti artisti e viaggiatori stranieri presenti nella Città Eterna si trasferirono a Napoli, o a Firenze. Anche l’artista svizzero prese questa decisione e andò per un breve periodo nella capitale partenopea. Le date di questo suo soggiorno non sono riscontrate da documenti certi, si tratta però presumibilmente del periodo compreso tra il 1795 e il 1798. A Napoli ebbe modo di conoscere anche Jakob PhilippHackert (1737-1807), già residente a Roma e dal 1786 pittore di corte di Ferdinando IV (1751-1825).
Nel 1798 il Keiserman tornò nuovamente a Roma e prese casa al numero 31 di piazza di Spagna[4] dove aprì un proprio studio: iniziò così un’ inarrestabile ascesa che lo portò nel giro di poco tempo ad essere considerato una delle maggiori personalità artistiche a Roma negli anni a cavallo tra XVIII e XIX secolo.
Keiserman intorno al 1799 (secondo il Raggi) o il 1803 (secondo il Falconieri),[5] conobbe il giovane Bartolomeo Pinelli (1781-1835) con il quale ebbe una proficua collaborazione: mentre l’artista svizzero concentrava la sua attenzione nella ripresa del paesaggio, Pinelli completava le opere con le “figure”. Questo sodalizio si interruppe verso il 1809 anche se gli artisti rimasero in buoni rapporti e continuarono ad avere diversi tipi di collaborazione.
Già dal 1806 Keiserman chiamò dalla Svizzera il cugino Jean-François Knébel, anch’egli come disegnatore di figure; questi però morì nel 1822 e, al suo posto, l’artista elvetico fece venire a Roma un altro membro della famiglia Knébel, Charles-François (1810-1877) che divenne suo figlio adottivo.[6]
La sua abitazione-studio di piazza di Spagna fu meta di importanti connoisseur: il principe Camillo Borghese, il principe Aldobrandini, il principe Gustavo di Svezia e il principe russo Volkonskj. I soggetti più ritratti nelle sue opere furono tra gli altri le cascate di Tivoli, i paesaggi dei Colli Albani, le antichità di Roma e i templi di Paestum, opere che furono lodate e descritte nelle cronache artistiche dell’epoca.
Nel 1828 si convertì al cattolicesimo e morì poco dopo nel 1833. Beneficiario delle sua ingente eredità fu il figlio adottivo Charles-François Knébel al quale rimasero le collezioni d’arte e il suo atelier a piazza di Spagna.
[1] La questione se il pittore debba chiamarsi Kaisermann alla tedesca o Keiserman come egli stesso si firma nelle sue opere è stato argomento di dibattito (CfrP. A. De Rosa, Pittori svizzeri a Roma nel Sette-Ottocento: François Keiserman, in Strenna dei Romanisti, Roma 2007, p. 238), noi propendiamo come la quasi totalità degli studi recentemente pubblicati sul pittore per il nome con il quale egli si firmava: Keiserman.
[2] Cfr. F. Leone, Franz Keiserman e la veduta a Roma in età Neoclassica, in Franz Keiserman un paesaggista neoclassico a Roma e la sua bottega, a cura di F. Benzi, Roma 2007, p. 16.
[3] Sull’opera di Abraham-Louis-RodolpheDucros (1748-1810)cfr.P.Chessex, F. Haskell, Roma Romantica, Vedute di Roma e dei suoi dintorni di A.L.R.Ducros (1748-1810), Milano 1985 ; Abraham-Louis-RodolpheDucros, Un peintresuisse en Italie, catalogo della mostra a cura di J. Zutter, Lausanne, MuséecantonaldesBeaux-Arts, 4 aprile - 21 giugno 1998, Québec, Museédu Québec, 7 ottobre 1998 - 3 gennaio 1999, Milano 1998.
[4] P. A. De Rosa, Pittori svizzeri a Roma nel Sette-Ottocento: François Keiserman, in Strenna dei Romanisti, 21 aprile 2007, Roma 2007, p. 238.
[5] Sulla data d’inizio del rapporto lavorativo tra Keiserman e Pinelli i principali repertori critici sono discordanti, come anche i principali biografi di Bartolomeo Pinelli, Oreste Raggi (1835) e Carlo Falconieri (1835): le date presunte oscillano tra l’anno 1799 e l’anno 1803. Per un analisi più approfondita sul rapporto tra i due artisti cfr. P. A. De Rosa, Bartolomeo Pinelli e Franz Keiserman: un rapporto controverso?, in Strenna dei Romanisti, Roma 2009, pp. 245 - 251 e R. J. M. Olson, Are TwoReallyBetterthanOne? The Collaboration of Franz Keiserman and Bartolomeo Pinelli, in AA.VV., Master Drawings, vol. 42, n. 2, Mywood 2010, pp. 195 - 226.
[6] Cfr. P. A. De Rosa, François (Franz) Keiserman, nota biografica, in La Campagna Romana da Hackert a Balla, catalogo della mostra a cura di P. A. De Rosa - P. E. Trastulli, Roma, Museo del Corso, 22 novembre 2001 - 24 febbraio 2002, Roma 2001, pp. 260-261.
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