Francesco ZERILLI 1793-1837

Francesco Zerilli iniziò la propria carriera artistica sotto la guida di Francesco Ognibene (1785 – 1837) privilegiando la pittura figurativa, per poi divenire allievo di Giuseppe Patania (1780 – 1852) e dedicarsi per circa tre anni allo studio della pittura di paesaggio[1].

Fondamentale per la sua crescita artistica fu inoltre l’apprendistato sotto Giuseppe Velasco (1750 – 1827), uno dei maggiori esponenti del Neoclassicismo siciliano: Zerilli apprese molto dai suoi maestri per seguire in definitiva la sua predisposizione verso la pittura di paesaggio, che lo vide assoluto protagonista della scuola del vedutismo palermitano del primo XIX secolo.

Fu questo genere di pittura che ne fece un artista apprezzato dalla critica e dalla committenza: le sue tempere incontrarono immediatamente il favore del pubblico, composto sia da nobili siciliani e da turisti in cerca di souvenir che da importanti committenti stranieri, quali l’imperatore d’Austria e il duca di Buckingham.

Nel corso degli anni si specializzò sempre più in questo genere pittorico e sperimentò nuove tecniche che gli permisero di ottenere colori più luminosi ed una migliore resa prospettica, grazie all’utilizzo della camera ottica. La sua produzione fu quasi interamente composta di ampie vedute panoramiche per lo più siciliane, caratterizzate da una minuziosa descrizione del paesaggio e dall’uso di un cromatismo dalle tonalità molto luminose.

Così lo ricorda lo storico Agostino Gallo: «È il solo che siasi tra i nostri viventi pittori dato di proposito a coltivare la pittura a tempera nei paesaggi. Egli si è occupato principalmente a ritrarre le vedute dei contorni di Palermo che sono ricercate dai nazionali e dagli stranieri e vengon da tutti lodate per la precisione ed esattezza del pennello, per l’intelligenza della prospettiva e del gioco della luce e delle ombre e per la nettezza delle tinte».