Pimen Nikitich ORLOV 1812 -1863
Provenance
Collezione privata, Roma
Mostre
La festa a Roma dal Rinascimento al 1870, Roma, Palazzo Venezia,
23 maggio - 15 settembre 1997, cat. n. A/40
Via del Corso: una strada lunga 2000 anni, Roma, Museo del Corso, Palazzo Cipolla,
8 maggio - 30 settembre 1999, cat. n. 18
Vedute di Roma, fine XVII- inizio XX secolo, Galleria Paolo Antonacci,
Roma 2000, cat. n.19
Carnevale romano, Roma, Museo di Roma, Palazzo Braschi,
10 febbraio - 5 aprile 2010, cat. n. 67
La festa si svolgeva la sera del “Martedì Grasso” al termine dei festeggiamenti del Carnevale. Questo evento aveva un particolare significato per la chiusa società della Roma papalina, in quanto tutti i romani, nobili e non, avevano per una sera la possibilità di confondersi l’un l’altro e di giocare tutti insieme in virtù delle mascherine che garantivano l’anonimato.
Al tramonto l’intera via del Corso, luogo in cui principalmente si svolgeva l’evento, si accendeva di migliaia di candele “moccoletti”: il gioco consisteva nel cercare di spegnere l’un l’altro la fiammella e per penitenza chi rimaneva senza fuoco doveva levarsi la maschera e rivelare così la propria identità.
Nel nostro dipinto, con licenza pittorica, mentre la bella fanciulla è ritratta senza maschera, ma con in mano la candelina ancora accesa, il giovane è dipinto con la candela già spenta nell’atto di togliersi la maschera.Assiste alla scena, nell’angolo del balcone, una vecchia chiaramente ispirata da un dipinto caravaggesco. La scena è ambientata in un balcone antistante la chiesa di San Carlo al Corso e il bagliore e il chiasso della via sottostante si intuisce al di là della balaustra.
L’evento, molto ammirato da ogni viaggiatore ed artista straniero, fu magistralmente descritto da Goethe, da Andersen, da Gogol e da innumerevoli altri scrittori. La festa aveva fine quando tutte le candele erano state spente: poi iniziava la Quaresima. Il nostro dipinto viene realizzato quando l’artista è quasi cinquantenne, ed è prossimo alla morte.
Una scena con un evidente sottofondo sensuale che fissa un’idea “romanesca”, giocosa e insieme realistica, che non può non ricordare le atmosfere di un russo illustre, Nicolaj Vasilievic Gogol, che aveva speso a Roma una decina d’anni della sua vita. Orlov dipinse un’altra versione di questo soggetto firmata in cirillico e datata sempre 1859, ora al Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, per un cliente russo. Questo gioco, i “moccoletti”, è stato illustrato da molti artisti, ma nessuno di loro ha saputo trasmettere come Orlov la sensazione gioiosa di questa caratteristica festa romana.