Artista fiammingo di Roma
Literature
E. Duperac, Blessing of Pope Pius V in St. Peter's Square, 1567, engraving
A. Lafréry, Papal Blessing in St. Peter's Square, 1571–2, engraving
Anonymous artist, View of St. Peter's Square, first decade of the 17th century, drawing, Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek
F. Zuccari, View of St. Peter's Square, c. 1603, drawing, Los Angeles, The J. Paul Getty Museum
Questa rara e preziosa pergamena raffigura la Veduta di Piazza San Pietro durante una benedizione papale, prima dei cambiamenti effettuati dal Maderno nei primi anni del XVII secolo.
Sulla antica "Loggia delle Benedizioni" è raffigurato il papa, con indosso i paramenti pontificali e il triregno, sulla sedia gestatoria col baldacchino rosso, che si affaccia, circondato da cardinali e accoliti, con il braccio destro alzato benedicente; all’evento assiste una folla di persone raccolta nella piazza.
Al centro spiccano un armato della “Guardia dei Cavalleggeri”, o “Cavalieri di Guardia di Nostro Signore”, a cui era affidata la protezione del papa, con l’armatura di ferro e il mantello (“sago”) purpureo, che monta un cavallo nero brandendo una lancia a cui è fissata una bandiera a “cornetta” gialla e blu.
L’opera raffigura, dunque, una benedizione apostolica “Urbi et Orbi”, tradizionalmente impartita dal pontefice dalla loggia di San Pietro dopo la sua incoronazione o in occasione del Giovedì Santo, della Pasqua o della festa dei SS. Pietro e Paolo. Un prototipo di riferimento è la nota incisione di Étienne Dupérac[1], stampata da Bernardo Faleti e databile al 1567, raffigurante una benedizione di Pio V in Piazza San Pietro, riaggiornata da Antoine Lafréry[2] nei primi anni Settanta e da Ambrogio Brambilla un decennio dopo.
L’assenza della facciata definitiva della chiesa realizzata su progetto di Carlo Maderno tra il 1607 e il 1612, ma soprattutto la presenza del campanile, del “Palazzo dell’Arciprete” a sinistra e della quattrocentesca “Loggia delle Benedizioni”, demoliti a partire dal 1610, segnano una datazione ante quem a quest’ultimo anno.
La datazione post quem è determinata dalla comparsa dell’obelisco, trasportato nella piazza da Domenico Fontana per ordine di Sisto V nel 1586. Ma l’inserimento della cupola principale e delle due cupolette minori, sposta il termine post quem al 1590, quando Giacomo della Porta dà conclusione all’immane progetto michelangiolesco.
La piazza è dunque raffigurata nello stato in cui versava tra il 1590 e il 1610, e possiede la stessa cifra documentaria delle vedute raffigurate nel disegno adespoto conservato alla Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel[3] e in quello del Getty Museum assegnato a Federico Zuccari[4] e datato al 1603.
Le caratteristiche della pergamena -smarginata e montata su un telaietto di legno, probabilmente coevo- ci portano a ipotizzare che fosse originariamente destinata a essere impiegata come decorazione frontale di un tiretto da stipo, probabilmente un “monetiere”, mobile che a Roma, tra Cinquecento e Seicento veniva definito “studiolo”.
È probabile che la nostra pergamena vada ricondotta all’ambiente fiammingo operante a Roma, dove le loro botteghe operavano introducendo nella città papale nuove tecniche e tipologie, come quella degli stipi, in cui stava eccellendo il fiammingo Giovanni Vasanzio agli albori della sua carriera, prima di diventare architetto delle fabbriche borghesiane.
La veduta richiama i modelli fiamminghi d’inizio Seicento formatisi sull’esempio di Antonio Tempesta e Paul Bril, ma la mano potrebbe anche essere quella di un artista italiano operante in queste botteghe. Essa va comunque interpretata come un lavoro non finito e forse non fu destinata alla sua funzione finale, ma riutilizzata come quadretto da cabinet.