Galileo CHINI 1873-1956
timbro di provenienza della Galleria Arco Farnese di Roma
Provenance
Collezione Paola Chini, Firenze;
Galleria Arco Farnese, Roma;
Roma, collezione privata
Mostre
Galileo Chini /mostra retrospettiva, Milano, Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, gennaio – febbraio 1977
Pubblicazioni
Catalogo della Turandot, Teatro dell’Opera, Roma 1996, p. 76
Il nostro ritratto di una giovane modella colta durante un movimento di danza, e realizzato con ogni probabilità durante o subito dopo il soggiorno dell’artista a Bangkok, ci proietta direttamente nelle terre d’Oriente.
L’opera trova una connessione tangibile, - nella fisionomia del soggetto, nella mimica del volto e financo nel copricapo -, con il ritratto dell’attrice Mesù realizzato dallo stesso Chini ed esposto più volte. È lecito, quindi, ipotizzare che l’artista abbia adoperato la medesima modella per il nostro disegno e per il dipinto citato.
Non c’è dubbio che il nostro disegno riecheggi visibilmente dell’esperienza siamese, che fu tanto determinante nella vicenda artistica di Galileo Chini.
Nonostante avesse già una larga visibilità su scala europea, nel 1911 l’artista accettò l’invito del re del Siam di lavorare a Bangkok alla Sala del trono del Palazzo Reale. Il soggiorno, che si prolungò per ben due anni, si rivelò un’esperienza ricca di suggestioni; tornato in Italia realizzò i pannelli decorativi per la Biennale del 1914, dove la ricchezza decorativa orientale si unisce ad un preziosismo di ascendenza art-nouveau.
La nostra danzatrice si configura quindi come la mirabile sintesi della libertà espressiva di Galileo Chini, che qui interpretò quella felicità orientale che aveva appresa in Siam, coniugandola alle suggestioni della secessione viennese.